Laurea umanistica, un valore aggiunto per le aziende
La laurea umanistica vede un momento di rinascita e rivincita: ecco qual è lo scenario in Italia, quali i nuovi ruoli lavorativi a misura di umanista e i casi di successo di chi ha seguito un percorso ALPH, ovvero Art, Literature, Philosophy and History.
La laurea umanistica, tanto amata quanto bistrattata nel nostro Paese, è utile per riuscire a trovare il proprio posto nel mondo del lavoro? Come vengono visti gli umanisti dalle aziende? E c’è per loro la possibilità di operare anche in settori totalmente distanti dai loro studi “intellettuali”? Proseguiamo il viaggio tra i falsi miti del mondo del lavoro andando proprio alla scoperta delle lauree umanistiche, della diffusione dei laureati in Italia e in Europa e delle ricadute pratiche che queste discipline possono avere sul mondo del lavoro attuale.
A guidarci e a rappresentare un esempio positivo e di successo c’è Andrea Facchini, Head of Experience in IBM con una lunga carriera presso grandi multinazionali alle spalle e una laurea in Lingue e Comunicazione.
Laurea umanistica, che passione!
Il nostro Paese offre sicuramente moltissime possibilità ed eccellenze in ambito universitario ma, nonostante questo, le percentuali relative ai laureati non sono mai rosee. In base al report “Education at a glance 2019”, una pubblicazione annuale dell’OCSE che fornisce una panoramica sui sistemi di istruzione dei 36 Paesi membri e di altri Paesi partner, in Italia solo il 19% dei 25-64enni ha un’istruzione universitaria, contro la media OCSE del 37%. Vanno meglio i giovani: tra i ragazzi con un’età compresa fra i 25-34 anni la percentuale sale al 28%.
Ma cosa sappiamo degli umanisti? Il report “Osservatorio Talents Venture, 2019 - La rinascita delle Lauree Umanistiche”, che monitora lo stato dell'università italiana e le opportunità occupazionali che vengono offerte ai suoi laureati, fa emergere alcuni dati significativi:
- Nell’anno accademico 2017/2018 circa 122.000 iscritti all’università frequentavano un corso ALPH (Art, Literature, Philosophy and History). Si tratta del valore più alto rispetto ai 5 anni precedenti;
- Le donne rappresentano il 65% degli iscritti a facoltà umanistiche;
- Sulla base del sistema informativo Excelsior, creato da Unioncamere in collaborazione con Anpal, nel 2018 le imprese private prevedevano di inserire nelle proprie strutture oltre 10 mila laureati provenienti dall’ambito letterario, filosofico, storico e artistico (il 2% di tutti i laureati cercati in Italia);
- Ci sono università in cui il tasso di occupazione dei corsi ALPH ad un anno dalla laurea è superiore al 70%, in linea addirittura con alcuni corsi di laurea STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics).
Come vedono le aziende gli umanisti e qual è il futuro delle lauree “inutili”?
Se ti laurei in Lettere finirai per fare il professore. Questa era la prospettiva di carriera dei giovani neolaureati, almeno fino a qualche anno fa. Già, perché oggi il vento è cambiato e con esso anche gli sbocchi professionali per gli studenti di materie umanistiche.
Facciamo però un passo indietro e partiamo dalla classifica che il WEF (World Economic Forum) ha stilato per identificare quali saranno le Soft Skill più richieste ai lavoratori nel 2022. Fra queste rientrano:
- La capacità di essere innovativi (Innovation);
- L’apprendimento attivo (Active Learning);
- La creatività;
- L’originalità e lo spirito di iniziativa (Creativity Originality and Initative);
- La capacità di gestire un gruppo (Leadership and Social Influence).
Cosa c’entrano queste caratteristiche con le lauree umanistiche? C’entrano eccome, perché gli studenti delle materie classiche sono proprio i più propensi a sviluppare queste Soft Skill, ricercate dalle aziende. Non solo, una formazione di questo tipo favorisce lo sviluppo di carriere apicali: lo dimostra un’analisi di MarketWatch su dati PayScale che afferma come i laureati in filosofia hanno mediamente il doppio di possibilità di diventare CEO.
Le lauree umanistiche sono passate quindi dall’essere ritenute “inutili” dai più al vivere una vera e propria rinascita. Le società di oggi, infatti, hanno bisogno di figure ibride, che sappiano combinare competenze legate alla filosofia, alla retorica e alla comunicazione con conoscenze del mondo tecnologico. Degli esempi di professioni più “disruptive” dove i laureati in materie umanistiche possono dare il loro contributo? Eccone alcuni:
- I laureati in Filosofia possono trovare lavoro come Automation Ethicist (ovvero colui/colei che studia l'impatto etico e sociale dei macchinari intelligenti) in aziende che lavorano con l’intelligenza artificiale, dove vengono posti interrogativi su fino a che punto e in base a che criteri un software possa decidere autonomamente;
- I laureati in Belle Arti e Scienze Umane possono applicare le loro conoscenze teoriche nel campo dello sviluppo di software di riconoscimento delle immagini;
- I laureati in Storia, abituati ad avere un metodo di studio per i testi antichi, possono rendere operativo il loro sapere per mettere a punto una banca dati;
- I laureati in Comunicazione possono trovare facilmente lavoro in agenzie o aziende che mettono al centro contenuti per il web di qualità;
- I laureati in Sociologia sono invece molto preparati per settori come il Social Media Marketing, per via delle loro abilità nel creare una community e nell’analizzarne i comportamenti online;
- I laureati in Psicologia possono applicare i loro studi all’interno di aziende che si stanno spostando verso l’utilizzo di nuove tecnologie, in quanto questo passaggio richiede un cambiamento organizzativo che necessita di un intervento sulla consapevolezza delle persone e sul dover loro insegnare un nuovo metodo di pensiero.
I laureati in facoltà umanistiche sono quindi richiesti da aziende e in settori anche molto distanti rispetto agli studi compiuti. Ma che valore aggiunto portano questi giovani all’interno di un luogo di lavoro? Oltre alle sopra citate Soft Skill, gli umanisti hanno una spiccata intelligenza emotiva, che li porta ad avere una flessibilità mentale per cui sanno adattarsi all’interno di contesti mutevoli, oltre che a possedere prospettive visionarie e altamente innovative. Non solo: affrontano generalmente i problemi senza avere preconcetti o schematismi impostati, portando quindi in azienda una mentalità aperta e propositiva, e sono molto propensi all’ascolto e al dialogo, caratteristica sicuramente fondamentale per l’armonia all’interno di un team.
Lauree umanistiche, le storie di successo
Avere una laurea di tipo umanistico, quindi, non è limitante, a differenza di quello che molti vogliono farti credere! Questo falso mito viene smontato anche da alcuni casi reali di successo, in cui le lauree umanistiche hanno trovato la loro rivincita sociale. Di chi stiamo parlando?
- Andrea Facchini, che da laureato in Lingue e Comunicazione ha lavorato come Corporate Marketing Manager da Coca-Cola, come Marketing & Commerce Director presso Nokia, come Global Chief Marketing Officer da Amplifon e infine attualmente ha il ruolo di Head of Experience in IBM;
- Emma Walsmley, laureata in Lettere Classiche e Moderne alla Oxford University ha maturato una lunga esperienza in L’Oréal (con ruoli nell’ambito sia del marketing che della Direzione Generale), per poi diventare CEO della joint venture GSK Consumer Healthcare e infine Amministratore Delegato di GSK;
- Reid Hoffman, ha conseguito un master in Filosofia a Oxford e come progetto iniziale di vita aveva quello di entrare a far parte dell’ambiente accademico. Ben presto ha però cambiato idea, diventando un imprenditore di software che oggi è anche uno dei miliardari più influenti della Silicon Valley;
- Sheila Bair, si è laureata in Filosofia all’Università del Kansas ed è poi diventata presidente della Federal Deposit Insurance Corporation.
La rivincita delle lauree umanistiche
Insomma, avere una laurea umanistica non è poi così male! I pregiudizi da abbattere sulle lauree ALPH sono sicuramente ancora tanti, però se senti che la tua propensione è per gli studi umanistici o hai terminato un percorso di questo tipo non farti scoraggiare. Gli umanisti hanno ottime potenzialità, alcune ancora tutte da scoprire ed esplorare, sicuramente in linea con il contesto lavorativo attuale in continua evoluzione. Quindi coraggio, sfodera grinta e determinazione e fai conoscere al mondo con orgoglio la tua laurea umanistica!
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