Trattenute fiscali in busta paga: quali sono e come si calcolano

Scopri quali sono le principali trattenute in busta paga nel 2024, da cosa dipendono, come si calcolano e come fare per ottenere un rimborso e diminuirle.
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Quando si riceve la busta paga, può non essere immediatamente chiaro quali siano le trattenute fiscali applicate e come vengano calcolate. Comprendere questi dettagli, tuttavia, è fondamentale per avere un quadro preciso del proprio stipendio netto e dei contributi versati.

In busta paga, infatti, i lavoratori ricevono una retribuzione netta: tasse e imposte, in parte a carico del dipendente e in parte a carico del datore di lavoro, sono già state calcolate. Ma come vengono gestite le trattenute e come possono essere ridotte?

 

Trattenute in busta paga: cosa sono e quali sono

Le trattenute in busta paga sono importi che vengono dedotti dallo stipendio lordo del lavoratore, prima che questo venga effettivamente corrisposto come stipendio netto. Obbligatorie, servono a coprire diversi obblighi fiscali e contributivi del dipendente.

Le trattenute principali sono le imposte sui redditi, calcolate in base alla RAL (Retribuzione Annua Lorda).

Per il 2024, gli scaglioni sono i seguenti:

  • 23% fino 28.000 euro
  • 35% da da 28.000,01 a 50.000 euro
  • 43% oltre i 50.000 euro.

Secondo quanto stabilito dal Documento Programmatico di Bilancio, tali percentuali diventeranno definitive nel 2025.

Un’altra tipologia di trattenuta importante è l’aliquota INPS. Che, in genere pari al 33%, è così modulata: 23,81% a carico del datore di lavoro e 9,19% a carico del lavoratore. Solo il Fondo di quiescenza degli iscritti all’Istituto Postelegrafonici IPOST, il Fondo Volo e il Fondo Pensioni Lavoratori Spettacolo hanno aliquote diverse.

A seconda del settore di appartenenza, poi, è necessario considerare le contribuzioni di finanziamento delle assicurazioni assistenziali:

  • 1,61% di contributo disoccupazione;
  • dal 2,22 al 3,21% di contributo per l’indennità economica di malattia;
  • dallo 0,24 allo 0,46% di contributo maternità;
  • 0,68% o 2,48% di contributo per l’Assegno per il Nucleo Familiare;
  • 0,20% di contributo per il fondo di garanzia TFR (Trattamento di Fine Rapporto);
  • dall’1,70 al 4,70% di contributo per la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria + 0,90% di contributo per la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria;
  • dallo 0,45 allo 0,65% di contributo per i Fondi di solidarietà o il Fondo di Integrazione Salariale.

Infine, in alcune Regioni o Comuni, vengono applicate addizionali IRPEF variabili per scopi predefiniti, come il finanziamento dei trasporti pubblici o il sostegno alle politiche di occupazione.

 

Come abbassare le trattenute in busta paga?

Per abbassare le trattenute in busta paga, è possibile usufruire delle detrazioni previste dalla legge.

Come stabilito dall’articolo 13 del TUIR, modificato dal D.Lgs. n. 216/23, i soggetti che percepiscono reddito da lavoro dipendente, fino a un massimo di 50.000 euro annui, possono giovare di una detrazione inversamente proporzionale al reddito percepito:

  • 955 euro per redditi fino a 15.000 euro;
  • 910 + 1.190 (28.000 – reddito complessivo) / 13.000 euro per redditi da 15.000 a 28.000 euro;
  • 910 (50.000 – reddito complessivo) / 22.000 euro per redditi da 28.000 a 50.000 euro.

A questa detrazione fiscale di base, si sommano le detrazioni fiscali IRPEF calcolate sulla base di specifiche spese sostenute nel precedente periodo di imposta. Rientrano, tra le spese detraibili più frequenti, le spese sanitarie, gli interessi dei mutui ipotecari sull’abitazione principale, le spese veterinarie e le spese di istruzione.

Infine, altre due misure che permettono di abbassare le trattenute in busta paga, sono il trattamento integrativo sui redditi e la previdenza complementare. Il primo, andato a sostituire nel 2020 il cosiddetto “Bonus Renzi”, è una somma riconosciuta annualmente ai lavoratori dipendenti a seconda del loro reddito: 1.200 euro per redditi fino a 15.000 euro, e in misura inferiore (fino a un minimo di 600 euro) per i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro.

La previdenza complementare, invece, è uno strumento che i lavoratori hanno per costruirsi una pensione integrativa, versando parte del loro stipendio. La deducibilità massima è di 5.164,57 euro annui.

 

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