Tassazione busta paga in Italia: la guida completa

La tassazione dello stipendio in Italia presenta diverse voci, che vanno dall’IRPEF ai contributi INPS. Scopri come funziona il calcolo delle tasse in busta paga.
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Con il 2024 prossimo a finire, la “Manovra 2025” entra nella sua fase cruciale.

Uno dei punti di cui attualmente il Governo discute è il taglio dell’IRPEF per i redditi tra i 28mila e i 50mila euro, la cosiddetta “classe media”. Su di essi grava a oggi una percentuale IRPEF del 35% che - se l’emendamento passa - verrà ridotta a 34 o 33%.

Secondo i calcoli della Fondazione Nazionale di Ricerca dei Commercialisti, grazie al taglio del cuneo fiscale (previsto per il 2024 e per il 2025), e a tale riduzione, i lavoratori dipendenti con redditi pari a 40.000 euro guadagnerebbero ad esempio 543 euro in caso di IRPEF al 34% e 627 euro in caso di IRPEF al 33%.

In attesa dell’approvazione della Manovra finanziaria 2025, vediamo quante tasse vengono pagate in busta paga.

 

Quante tasse vengono pagate in busta paga?

Sullo stipendio lordo gravano i contributi INPS, l’imposta IRPEF netta e - a seconda del Comune e della Regione - le addizionali IRPEF.

Se per calcolare i contributi INPS bisogna moltiplicare per 9,19% l’imponibile, per calcolare l’IRPEF è necessario considerare la propria fascia di reddito.

Inoltre, vi è poi la tassazione del TFR: il Trattamento di Fine Rapporto è tassato al 17% se viene lasciato in azienda (in caso di imprese con più di 50 dipendenti, può superare il 23% per via del conferimento al Fondo di Tesoreria dell’INPS) mentre quando conferito in un fondo pensionistico, la sua tassazione non può superare il 15%.

Gli scaglioni IRPEF, attualmente, sono invece i seguenti:

  • 23% per redditi fino a 28mila euro;
  • 35% per redditi da 28.000,01 a 50.000 euro;
  • 43% per redditi oltre i 50.000 euro.

Nel 2025 resteranno i medesimi salvo modifiche introdotte dalla Manovra.

Infine, bisogna calcolare le addizionali IRPEF comunali e regionali e, dunque, le tasse aggiunte in busta paga per finanziare i servizi pubblici di Comuni e Regioni. L’addizionale regionale IRPEF è in genere dello 0,9% ma può raggiungere il 3,33%. L’addizionale comunale standard è invece dello 0,8%, ma ci sono Comuni in cui le percentuali sono più elevate.

Sia l’addizionale regionale che l’addizionale comunale vengono trattenute dallo stipendio, di norma per un massimo di 9 rate mensili da marzo a novembre per l’acconto sull’anno in corso, e di 11 rate mensili per il saldo dell’anno precedente.

 

Come vengono ripartite le tasse sul lavoro dipendente

Le tasse sullo stipendio non gravano interamente sul lavoratore, ma vengono ripartite con il datore di lavoro che - fungendo da sostituto d’imposta - anticipa alcune spese per poi recuperarle in un secondo momento.
Nello specifico, sono a carico dell’azienda:

  • l’indennità di malattia e maternità, corrisposte durante i periodi d’assenza del lavoratore;
  • i rimborsi fiscali (restituzioni di somme pagate in eccesso dal lavoratore rispetto a quanto dovuto);
  • il Trattamento Integrativo (e, dunque, il bonus riconosciuto sotto forma di detrazione IRPEF).

Per effettuare il calcolo dello stipendio netto, dunque, è necessario tenere conto di tutte le tasse che gravano sul lordo. Online si trovano utili calcolatori, che permettono di risalire al suo valore inserendo dati quali la RAL, la regione di residenza, l’addizionale comunale, la presenza di eventuali coniugi e figli a carico, la tipologia di lavoro e di contratto.

 

 

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