Lo stress da lavoro correlato (SLC) è una condizione psicologica che si manifesta quando le richieste e le pressioni legate al lavoro superano la capacità che una persona ha di gestirle.
Citato all’interno dell’Accordo quadro europeo del 2004, può riguardare ogni luogo di lavoro ed essere accompagnato da disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali. Per tale motivo, dal 2008, i datori di lavoro sono obbligati per legge a valutare e gestire il rischio SLC esattamente come gli altri rischi per la salute e sicurezza. A supporto di tale obiettivo, nel 2011, il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale ha pubblicato una Metodologia per la valutazione e gestione del rischio SLC.
La definizione di stress da lavoro correlato
Non esiste una sola definizione di stress da lavoro correlato. Il Testo Unico Sicurezza si concentra sulle conseguenze che esso ha dal punto di vista fisico, psicologico e sociale, e pone l’accento sulle pressioni. Perché, se l’individuo riesce a reagire positivamente a esse sul breve periodo, le pressioni prolungate possono minare le sue capacità di reazione.
Il National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) definisce lo stress da lavoro correlato come un insieme di reazioni fisiche dannose che si verificano quando le richieste sono sproporzionate rispetto alle capacità e alle risorse del lavoratore; anche l’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul lavoro parla di sproporzione tra richieste e risorse.
Per via del rischio di minare la salute del lavoratore, lo stress da lavoro correlato è oggetto di valutazione obbligatoria come stabilito dal D.Lgs. 81/2018. Valutazione, questa, che deve seguire la metodologia inserita nella pubblicazione INAIL “La metodologia per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato”.
Valutazione del rischio di SLC: come funziona
Viene svolta per gruppi omogenei di lavoratori e si articola in due fasi:
- valutazione preliminare
- valutazione approfondita
La valutazione preliminare comincia dall’analisi degli eventi sentinella, che possono essere definiti dei veri e propri campanelli d’allarme: infortuni sul lavoro, assenze per malattie, turnover, segnalazioni del Medico del Lavoro, procedimenti, sanzioni, lamentele formalizzate.
Successivamente, vengono analizzati gli indicatori di contesto e di contenuto. I primi prendono in esame l’orario, i ritmi, il carico e l’ambiente di lavoro, la gestione di eventuali turni, e l’attinenza tra le competenze dei lavoratori e le skills richieste dalle loro mansioni. I secondi indicatori, invece, considerano il ruolo dei lavoratori all’interno dell’organizzazione, la presenza di conflitti interpersonali, la comunicazione, l’autonomia e le possibilità di fare carriera.
Gli eventi sentinella e gli indicatori di contesto e di contenuto vengono valutati da una “commissione” composta dal Responsabile del RSPP, dal Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, dal Medico Competente e da responsabili e lavoratori scelti dall’azienda.
Nel caso in cui la valutazione preliminare abbia rilevato la presenza di un rischio, viene effettuata una valutazione approfondita attraverso questionari, focus-group e interviste semi-strutturate, con il coinvolgimento di figure - interne o esterne all’azienda - in possesso di competenze adeguate.
I datori di lavoro che contravvengono all’obbligo di effettuare la valutazione del rischio di stress da lavoro correlato rischiano l’arresto da tre a sei mesi o un’ammenda tra i 3.071,27 e i 7.862,44 euro.
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