ROL, ex festività, ferie, permessi lavorativi sono alcune delle voci presenti in busta paga. Consentono al lavoratore di capire quale sia la sua posizione rispetto questi diritti acquisiti previsti dai vari CCNL.
In questa guida andremo a spiegare come funzionano, come si maturano e come vanno richiesti, gli obblighi del datore di lavoro e quelli dei dipendenti.
- ROL (Riduzione dell’Orario di Lavoro)
- Ex festività
- Ferie
- Permessi lavorativi
ROL: come funziona la Riduzione dell’Orario di Lavoro
I ROL sono permessi remunerati riconosciuti al dipendente, grazie ai quali può astenersi, per alcune ore, dalla prestazione lavorativa.
Come accennato, si tratta di un diritto cui possono accedere tutti i lavoratori subordinati. La riduzione dell’orario di lavoro, che determina l’ammontare totale dei permessi, viene calcolata su base annua anche in rapporto con le mansioni svolte dal lavoratore.
ROL: quanti ne spettano
I permessi ROL vengono maturati ogni mese dal dipendente il quale ne può usufruire senza, come detto, perdere la retribuzione. Nacquero da una contrattazione collettiva dopo che il cosiddetto Protocollo Scotti (1983) consentì alla stessa il disciplinare l’orario di lavoro su base annua.
Quindi ogni CCNL di riferimento determina la quantità di permessi ROL ai quali il lavoratore ha diritto ogni anno, in base a mansioni e inquadramento del dipendente. I ROL spettano sia ai dipendenti con contratto a tempo determinato che indeterminato, ma solo se full time (quindi per 8 ore al giorno).
In busta paga è presente il dettaglio della situazione ROL fino al mese di riferimento: maturati, goduti, anno precedente.
ROL: come si usano
I permessi ROL possono essere utilizzati in due diverse modalità:
- possibilità di fruire individualmente, sulla base di quanto maturato, di uno o più giorni di permesso o solamente di qualche ora; il lavoratore è tenuto a comunicare la richiesta per tempo, in base anche alle regole aziendali; il datore di lavoro deve segnalare la fruizione sul libro paga;
- fruizione collettiva: l’azienda può decidere, anche per ragioni di contabilità, di tenere a casa tutti i lavoratori.
Scadenza dei ROL
I ROL scadono o dopo 12 o 24 mesi da quando vengono maturati, va detto che i singoli CCNL possono prevedere delle scadenze differenti ma, a prescindere, se scaduti, il lavoratore non può più beneficiarne ma il datore di lavoro deve pagare i ROL non goduti, nella busta paga successiva alla scadenza.
Ex Festività in busta paga: regole
Per ex festività si intendono quelle giornate che, per l’appunto, anni fa erano giornate considerate festive, in rosso sul calendario, e oggi non lo sono più. Il lavoratore dipendente matura però permessi di cui godere quando queste cadono in giornate per cui è prevista attività lavorativa.
In tal senso, quindi, vengono considerate solo quelle che cadono nei giorni compresi tra lunedì e venerdì e il sabato se il collaboratore è impiegato 6 giorni su 7.
Ex festività: quali possono finire in busta paga
Come detto le ex festività sono tante, ma perché finiscano in busta paga devono soddisfare le condizioni precedentemente viste, in altre parole: se una ex festività cade di domenica non spetta nulla.
In generale, quelle che possono andare in busta paga sono:
- San Giuseppe o Festa del papà: 19 marzo;
- Ascensione: 39° giorno dopo la domenica di Pasqua;
- Pietro e Paolo: 29 giugno, che è comunque festa patronale a Roma;
- Corpus Domini: 60° giorno dopo la domenica di Pasqua;
- Festa dell’Unità Nazionale: 4 novembre.
Ex festività in busta paga: come sono pagate
Si tratta di giornate che, come detto, vengono convertite in permessi retribuiti come i ROL e, come questi ultimi, se non godute vengono pagate, solitamente, a dicembre o a gennaio dell’anno successivo.
Ferie: come si maturano e come usufruirne
Le ferie sono un diritto irrinunciabile per qualsiasi lavoratore subordinato (art. 36 della Costituzione) con il quale andare a garantire al dipendente sia il recupero psico-fisico che la cura delle relazioni familiari e sociali.
La questione ferie è inoltre normata dal combinato disposto dell’articolo 2109 del codice civile e dell’articolo 10 del d.lgs. n. 66/2003: il lavoratore ha diritto a un periodo di ferie retribuito, possibilmente continuativo, del quale godere durante l’arco temporale deciso dal datore di lavoro.
Ferie: computo e fruizione
Il periodo annuale di ferie retribuite non può essere inferiore alle quattro settimane, sempre in base all’articolo 2019 Cod. Civ., di cui almeno due devono essere consecutive se richieste del lavoratore, nel corso dell'anno di maturazione e, per le restanti due, nei 18 mesi successivi al termine dell'anno di maturazione.
Ogni CCNL può prevedere casi particolari, per esempio a seconda del fatto che il dipendente presti la sua opera su settimana corta (5 giorni lavorativi) o lunga (6 giorni lavorativi), inoltre, nel privato, possono essere siglati accordi fra le parti che però non devono violare quanto stabilito per Legge.
Cosa fare se ci si ammala in ferie
Nel caso in cui, durante il periodo di ferie, il lavoratore si ammalasse, la malattia stessa va a interrompere il computo delle ferie (Art. 6 Convenzione OIL 132/1970).
Ferie non godute: cosa fare
Se per un qualsiasi motivo al lavoratore è impedito nel godimento di ferie nei due periodi di riferimento previsti dalla legge, o comunque in un periodo diverso previsto dalla contrattazione collettiva, questi può rivalersi contro il datore di lavoro per il risarcimento dell’eventuale danno biologico ed esistenziale.
Le ferie non godute possono essere fruite anche in maniera tardiva come stabilito dalla Corte di Giustizia nella sentenza 6 aprile 2006, relativa alla causa 124/2005: la Corte ha stabilito che le ferie non godute restano comunque utili ai fini della sicurezza e della salute del lavoratore.
Le ferie non godute non possono essere sostituite da alcuna indennità, l’unico caso ammesso è la risoluzione del contratto di lavoro.
Il datore di lavoro ha l’obbligo di verificare l’effettivo godimento delle ferie maturate da parte dei suoi dipendenti. Se il lavoratore non ha goduto interamente del periodo di ferie annue, le residue vanno riportate all’anno successivo e sommate con quelle maturate nei mesi seguenti.
Inoltre, qualora il monte ferie maturato e non goduto lo è da almeno 18 mesi, il datore di lavoro ha anche l’obbligo di versare la relativa contribuzione INPS per gli importi derivanti, resta che l’adempimento dell’obbligo contributivo non toglie al lavoratore la possibilità di godere delle ferie anche oltre il termine previsto dalla normativa.
Il mancato godimento delle ferie, espone il datore di lavoro e la sua azienda a sanzioni amministrative che vanno da 100 a 600 € nel caso di inadempienza nei confronti di un solo lavoratore. Nel caso in cui la violazione si riferisca a più di cinque lavoratori, la sanzione può andare dai 400 e 1.500 €. Se la violazione si riferisce a più di dieci lavoratori, la sanzione amministrativa viene elevata a 800 e a 4.500 €. Per nessuno dei casi sopra citati è ammesso il pagamento in misura ridotta.
Le stesse sanzioni valgono anche nel caso in cui il datore di lavoro ometta di versare i contributi INPS sulle ferie non godute.
Permessi lavorativi: quali sono e come funzionano
I permessi per i lavoratori dipendenti, sia nel pubblico che nel privato, sono diversi e possono fare riferimento, ognuno, a un caso particolare.
Alcuni di questi sono retribuiti e altri invece, pur permettendo l’assenza, no. CCNL e Leggi ad hoc regolamento questo aspetto della vita lavorativa di ognuno di noi.
Permessi retribuiti: quali sono
Di seguito l’elenco di quei permessi che sono retribuiti in base a quanto stabilito dai vari CCNL:
- Permessi per lutto o grave infermità
- Permessi retribuiti per concorsi ed esami
- Permessi studio
- Permessi per donazione di sangue e midollo osseo
- Permessi per motivi personali
- Permessi per cariche pubbliche elettive
- Permessi per gli impiegati nei seggi elettorali
- Permessi per chi si sposa
- Permessi per lavoratori genitori
- Permessi per chi assiste familiari con handicap
Come si vede dall’elenco sopra riportato, si tratta di permessi relativi a periodi di tempo durante i quali il lavoratore può assentarsi dal lavoro senza che questo incida sulla sua retribuzione mensile. In generale, il lavoratore è tenuto ad avvisare tempestivamente l’azienda della sua assenza.
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