Cosa fare se il datore di lavoro nega la richiesta di permesso

Il datore di lavoro può negare un permesso al dipendente? Ecco cosa stabilisce la legge e come comportarti in caso di permesso negato.
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Il lavoratore in Italia ha diritto a richiedere diverse tipologie di permessi.

Quando si va a leggere la busta paga, infatti, è possibile trovare i dati relativi alle ferie, il ROL (Riduzione dell’Orario di Lavoro) e i permessi ex fest (ex festività).

Mentre le ferie vengono calcolate in giorni, i ROL vengono conteggiati a ore. Il lavoratore li matura mensilmente, a seconda del contratto di riferimento: nella busta paga vengono riportati i ROL maturati fino a quel mese, i ROL goduti e i ROL di cui è possibile usufruire. Sono, dunque, uno strumento d’astensione dal lavoro diverso dai permessi, i quali invece possono essere retribuiti o non retribuiti.

Permessi lavorativi: tipologie e caratteristiche

I permessi di lavoro retribuiti vengono disciplinati dal CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) di riferimento. Tutti i lavoratori, del settore pubblico e privato, hanno diritto a 32 ore l’anno derivanti dalle vecchie festività (permessi ex fest). Inoltre, in misura variabile a seconda dell’inquadramento e del settore di appartenenza, possono richiedere permessi retribuiti per:

  • motivi di studio (150 ore, 250 per completare la scuola dell’obbligo, da utilizzare in genere nell’arco di tre anni);
  • sostenere un esame o partecipare ad un concorso (1 giorno);
  • decesso o grave infermità del coniuge (3 giorni);
  • donare il sangue (24 ore);
  • donare il midollo osseo (per tutto il tempo occorrente);
  • matrimonio (15 giorni continuativi);
  • assistere familiari portatori di handicap (3 giorni al mese, oppure 2 ore al giorno in caso di orario lavorativo superiore alle 6 ore, 1 ora al giorno in caso di orario lavorativo inferiore);
  • partecipare alle sedute della carica pubblica elettiva ricoperta (per tutta la durata della seduta);
  • lavorare nei seggi elettorali (nelle giornate di voto);
  • motivi personali (3 giorni l’anno).

Esistono poi i permessi per i lavoratori genitori, dal permesso di maternità e paternità al congedo parentale.

Ogni permesso ha le sue regole, in termini di preavviso e di documentazione da presentare.

Mentre i permessi retribuiti consentono al lavoratore di mantenere la propria retribuzione, i permessi non retribuiti consentono di assentarsi dal lavoro con una decurtazione della busta paga. Di norma, sono frutto di un accordo tra il datore di lavoro e il lavoratore, oppure rientrano tra i permessi sindacali o tra gli altri permessi previsti dalla Legge e dai Contratti Collettivi. Il lavoratore che intende usufruirne deve comunicarlo per iscritto al datore di lavoro, con un preavviso minimo di tre giorni.

Il datore di lavoro può negare il permesso?

Il datore di lavoro non può negare il ROL, come non può negare gli altri permessi di lavoro retribuiti. A confermarlo è stata la sentenza n. 688/2018: l’azienda è tenuta a concedere i permessi e non può trasformarli in uno strumento di potere e di controllo sui dipendenti.

Il lavoratore dovrà comunicare l’intenzione di utilizzare i permessi con il preavviso richiesto, ed è chiamato a farne un utilizzo responsabile. L'azienda, dal canto suo, non può concederli o negarli a suo piacimento, neppure se dovessero sussistere problemi organizzativi.

Tuttavia, per quanto riguarda i permessi per motivi personali (gli unici a non avere una motivazione definita), il datore di lavoro può decidere se la richiesta è compatibile con l’ordinario svolgimento dell’attività. Può quindi accordare il permesso, negarlo o - più di frequente - trovare un accordo con il lavoratore.

Se i permessi retribuiti vengono negati dal datore di lavoro, il lavoratore deve rivolgersi ai sindacati, le associazioni di categoria o l’ispettorato territoriale del lavoro.

 

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