Con il termine “rientro dei cervelli" si fa riferimento al ritorno nel Paese di origine di professionisti qualificati, dopo un periodo trascorso all’estero per motivi di studio o di lavoro. Questo processo è incentivato da politiche governative mirate, come agevolazioni fiscali, programmi di finanziamento per la ricerca o incentivi economici, con l'obiettivo di contrastare la "fuga dei cervelli" che si verifica quando i talenti emigrano in cerca di migliori opportunità.
Il 27 dicembre 2023, con l’approvazione del D.Lgs. n. 209, il Governo italiano ha approvato nuovi incentivi per il rientro dei cervelli, abrogando quanto scritto nel D.Lgs. n. 147/2015. Tuttavia, le vecchie disposizioni restano in vigore per i soggetti che hanno trasferito la loro residenza anagrafica in Italia entro il 31 dicembre 2023. Chi l’ha fatto e lo farà nel 2024, invece, può beneficiare di incentivi fiscali relativi al solo reddito da lavoro dipendente e assimilati, e al reddito da lavoro autonomo. Restano invece esclusi i redditi di impresa.
Rientro dei cervelli 2024: le nuove regole
Dal 1° gennaio 2024, dunque, le regole sono cambiate. I rimpatriati possono beneficiare di un abbattimento dell’imponibile fiscale del 50% per cinque anni, fino a 600.000 euro, a patto di:
- aver avuto la residenza fiscale all’estero nei tre periodi d'imposta precedenti al trasferimento;
- impegnarsi a risiedere fiscalmente in Italia per almeno quattro anni;
- prestare l’attività lavorativa in Italia, per la maggior parte del periodo di imposta;
- essere in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione come previsti dal D.Lgs. n.108/2012 e dal D.Lgs. n.206/2007.
Qualora il lavoratore rientrasse in Italia proseguendo l’attività lavorativa per lo stesso datore di lavoro, o per un datore di lavoro appartenente al medesimo gruppo, il periodo di permanenza trascorso all’estero prima del trasferimento deve essere di:
- 6 anni, se non ha mai lavorato in Italia per quel datore di lavoro o gruppo;
- 7 anni se, prima di trasferirsi all’estero, ha lavorato in Italia per quel datore di lavoro o gruppo.
Cos’è cambiato nel 2024, dunque? In primis, la permanenza minima all’estero, prima di due anni, e il periodo minimo di residenza fiscale in Italia dopo il trasferimento, passato da due a quattro anni. Inoltre, gli incentivi sono ora riservati ai lavoratori di elevata qualificazione o specializzazione.
La nuova disposizione conferma la fruizione del beneficio fiscale per la durata di cinque anni d’imposta.
La percentuale di non imponibilità è aumentata al 60% se il lavoratore rimpatriato ha un figlio minore residente in Italia, o se durante la fruizione del regime agevolato diventa genitore di un figlio biologico o adottivo. Viene invece abolita la proroga di ulteriori cinque anni di agevolazione, in caso il lavoratore acquisti un immobile residenziale o abbia un figlio con meno di diciotto anni.
Rientro dei cervelli: i requisiti
Per poter beneficiare della decontribuzione per il rientro dei cervelli, è necessario essere innanzitutto lavoratori con elevata qualificazione o specializzazione.
Secondo la legge attualmente in vigore, questi lavoratori sono in possesso di un titolo di istruzione superiore della durata minima di tre anni e della qualifica professionale superiore, rientrante nei seguenti livelli:
- legislatori, imprenditori, alti dirigenti;
- professionisti intellettuali, scientifici e di elevata specializzazione;
- lavoratori tecnici secondo la classificazione ISTAT delle professioni CP 2011.
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